di Constant
Traduzione e adattamento di Dear student, teacher, worker in an educational institution,
questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020
Agli studenti, agli insegnanti e ai lavoratori impiegati nella
formazione,
Insieme abbiamo assistito all'avvento della "didattica a distanza", che
per la maggior parte degli istituti scolastici si è tradotto nella firma
di contratti e accordi con le grandi piattaforme commerciali. Quello che
pochi mesi fa avevamo chiamato "un elefante nella stanza"[^1] ha finito
per travolgere gli spazi della formazione. Nonostante possa sembrare un
cambiamento repentino ed emergenziale, in realtà è il proseguimento di
un processo in atto già da tempo.
Probabilmente già da qualche anno l'istituto di cui fate parte ha
affidato la sua comunicazione in rete, i vostri archivi digitali e i
vostri strumenti di collaborazione ai giganti della tecnologia. Il primo
passo è stato l'esternalizzazione (nota in inglese come outsourcing)
di servizi percepiti come non essenziali per la formazione (come la
posta elettronica e la comunicazione interna) a Google, Microsoft e
Facebook. Poi sono arrivati i primi contratti con partner privati per
fornire "sistemi di gestione dell'apprendimento" come Blackboard, che
determinano il modo in cui le classi, la calendarizzazione e i risultati
degli esami vengono organizzati, archiviati e comunicati.
Ora l'"insegnamento on-line" è diventato improvvisamente la norma:
generalmente le scuole e le università di tutto il mondo hanno saltato a
piè pari qualsiasi processo decisionale più ampio e hanno firmato
contratti e licenze con Microsoft, Google, Zoom o simili. Lo stato di
emergenza sanitario giustifica solo in parte queste scelte molto
discutibili; il problema principale è che si tratta di decisioni prese a
livello informatico e amministrativo, lontane dalla pratica
dell'insegnamento e dell'apprendimento.
È chiaro che, indipendentemente da come si svilupperà la pandemia, i
modelli per l'apprendimento on-line, i contratti e le dipendenze
stabiliti in questo periodo sono destinati a rimanere. È urgente in
questo momento discutere insieme di cosa significhino concretamente, del
perché sono problematici e di possibili forme di resistenza.
I servizi come Zoom, Microsoft Teams e Google Apps sono centralizzati
nei rispettivi datacenter (i capannoni industriali alimentati
24/12/365 dove si immagazzinano i dati) e il codice sorgente del loro
software non viene distribuito (programmi software chiusi e
proprietari). Lo sviluppo di versioni locali non è quindi quasi mai
un'opzione, nemmeno se più scuole decidessero di lavorare insieme in
tal senso.
Questi strumenti e le piattaforme sono ora utilizzati per l'insegnamento
e l'apprendimento, ma solitamente le aziende che li forniscono non li
hanno sviluppati specificamente per l'istruzione. Sono stati prodotti
per snellire la gestione aziendale, per coordinare lo sviluppo del
software o per essere utilizzati nel gaming online. A questo
proposito, avrete di sicuro notato come ognuno di essi porti con sé le
proprie forme di pedagogia, di normatività e di uso/abuso. Del resto,
queste piattaforme non sono neutrali. Sono gli attori principali dello
sforzo concertato per trasferire la pubblica amministrazione, la sanità,
il commercio e l'educazione nel cloud; ovvero nei datacenter dei
privati di cui sopra.
Un processo ovviamente nell'interesse delle aziende che gestiscono i
servizi, non nell'interesse della vita pubblica. I modelli commerciali
di queste aziende seguono la cosiddetta legge del mercato, che oltre
allo sfruttamento dei lavoratori in varie parti del mondo e all'abuso di
potere consentito dalla posizione egemonica, comporta anche che il
vostro istituto, adottando questo o quello strumento, in definitiva si
troverà a dipendere delle esigenze degli azionisti che ne finanziano lo
sviluppo.
Il regime di feedback continuo e di giudizio numerico che già definiva
l'educazione formale sotto forma di crediti, voti e punteggi, incontra
ora lo sguardo algoritmico delle aziende che lucrano sul processo e la
vendita dei dati/metadati dei propri utenti. Si genera così un ambiente
di apprendimento strutturato dall'intreccio di forme di quantificazione
(a cominciare dalle interazioni) ed estrazione (in particolare di dati
aggregati), sia degli studenti che del personale.
Le condizioni d'uso (ToS, Terms of Service) che avete dovuto accettare
non vi danno molta libertà riguardo ai dati personali, dato che la
privacy non è certo la priorità per queste aziende. Ciò che è importante
per loro è intensificare e ottimizzare le forme di acquisizione di dati
e metadati, facendo in modo che tutti siano il più possibile presenti,
on-line e censiti. Come gradito effetto collaterale, gli amministratori
degli istituti di formazione ottengono un pannello di controllo sempre
aggiornato che mostra chi è on-line, quando e per quanto tempo.
Gli istituti stanno accettando che la pratica formativa dipenda dalle
fortune dei miliardari della Silicon Valley. Hanno deciso di permettere
ai giganti della tecnologia di inserirsi nei processi istituzionali,
negli spazi culturali ed educativi finanziati con fondi pubblici,
inclusi quelli che si impegnano in percorsi sulla decolonizzazione e sui
beni comuni.
Con i tuoi colleghi di lavoro e i tuoi compagni di scuola sarete
invischiati sempre più a fondo nelle reti delle grandi multinazionali
del software. La dipendenza dell'istruzione dalle piattaforme basate sul
cloud solleva seri problemi di inquadramento istituzionale e di
sostenibilità di questo modello. La competenza infrastrutturale e
tecnica si disperde e con essa la capacità di prendere decisioni o anche
solo di immaginare come potrebbe essere un altro ambiente socio-tecnico
per imparare insieme.
Impegnarsi a cambiare la modalità "on-line"\' della didattica significa
coinvolgersi nelle questioni infrastrutturali e questo assume forme
diverse, a seconda della situazione istituzionale.
Può partire da un semplice incontro per sedersi insieme e discutere
quali altri metodi sono disponibili. Potete leggere le Condizioni
d'Uso degli strumenti on-line offerti dal vostro istituto e chiedere
all'amministrazione quanto costano. Potete provare a utilizzare i
servizi decentralizzati gestiti dalle comunità del software libero,
offerti da una delle organizzazioni elencate alla fine di questo testo.
Potreste sviluppare argomenti per includere la ricerca e il supporto di
pratiche digitali alternative come parte integrante del lavoro
dell'insegnamento e dello studio, dedicandovi ore e risorse se
possibile. Magari potreste mettere l'amministrazione scolastica di
fronte alla contraddizione della dipendenza predefinita dai giganti del
software, una pratica di delega che ignora altre pratiche non
centralizzate in cui gli studenti e gli insegnanti sono coinvolti.
Come spesso accade, la manutenzione di servizi "alternativi" ricade
sulle spalle di progetti indipendenti che non sono mai stati pensati per
fornire strutturalmente dei servizi pubblici[^2]. Dobbiamo sviluppare
nuove forme di comunicazione e di scambio tra l'insegnamento e il lavoro
infrastrutturale, per abbattere la barriera tra la competenza
tecnologica e quella pedagogica e ri-articolare le complesse relazioni
già esistenti fra loro. In breve, dobbiamo avere voce in capitolo nelle
decisioni sulle condizioni tecniche dell'educazione.
Non si tratta di sostituire una piattaforma con un'altra più "etica",
anche se ovviamente anche questo è un possibile punto di partenza. Si
tratta prima di tutto di prenderci il tempo per portare in primo piano
le scelte "tecniche" da cui i giganti della tecnologia cercano di
tenerci alla larga. Di imparare insieme a relazionarsi in modo diverso
alla tecnologia, di sviluppare relazioni conviviali e approcci critici
capaci di far spazio alla vulnerabilità, all'interdipendenza e alla cura
reciproca.
Significa studiare, discutere e sperimentare insieme. Collettivamente
possiamo sviluppare altri immaginari per l'infrastruttura tecnologica di
cui la formazione ha bisogno, il che significa anche chiedersi ancora
una volta cosa potrebbe e dovrebbe essere l'educazione stessa. È un
processo di transizione: dall\'imperativo dell'efficienza alla
curiosità, dalla scarsità alla molteplicità, dalla rapidità delle
soluzioni alle molte possibilità.
Constant, Brussel, 1 Settembre 2020
Seda Guerses (2020): Rectangles R-Us
https://stuff2233.club/~dick/na/Seda_Gurses-Rectangles-R-Us.mp4
De-Googlify the Internet, campagna contro la centralizzazione della
vita digitale nei giganti del web
https://degooglisons-internet.org/?l=en + \<https://chatons.org/
Fuck-off Google (2014)
https://theanarchistlibrary.org/library/the-invisible-committe-to-our-friends
FemTechNet (2020): Feminist Pedagogy in a Time of Coronavirus Pandemic
https://femtechnet.org/feminist-pedagogy-in-a-time-of-coronavirus-pandemic/
Digital Solidarity Networks, un elenco condiviso di strumenti,
pratiche e letture per la solidarietà e la convivialità digitale,
raccolti in tempi di pandemia
https://pad.vvvvvvaria.org/digital-solidarity-networks
Jitsi, videoconferenza sicura con il software libero. Installare il
proprio o utilizzare un\'installazione esistente, come ad esempio:
https://meet.jit.si/ o by independent radios, Freifunk München:
https://meet.ffmuc.net/
YunoHost, un sistema operativo F/LOSS che mira alla più semplice
amministrazione di un server, \"con l\'obiettivo di democratizzare
l\'autohosting, assicurando al contempo che rimanga affidabile, sicuro,
etico e leggero\" https://yunohost.org/
Big Blue Button, "sistema di web conferencing progettato per
l\'apprendimento online" Free software. Può essere installato
https://bigbluebutton.org/ o trovato su un istanza offerta come
servizio, come The Online Meeting Cooperative: https://www.org.meet.coop
(demo @ https://demo.meet.coop)
Mastodon, piattaforma di social media federata, senza pubblicità e
sviluppata autonomamente https://joinmastodon.org/ +
https://lifehacker.com/a-beginner-s-guide-to-mastodon-1828503235
Framasoft, associazione per le libertá digitali, che offre servizi e
strumenti https://degooglisons-internet.org/en/list +
https://framasoft.org/en/
April, associazione per la promozione del software F/Loss
https://www.chapril.org/
Domaine Public, hosting indipendente e autogestito (Brussels)
http://domainepublic.net/
Nubo, una cooperativa che vuole offrire servizi fidati per una vita
digitale meno estrattiva (Belgium)
https://nubo.coop
Directory di hosting F/LOSS https://libreho.st/ +
https://github.com/libresh/awesome-librehosters