clinamen a distanza: italiano senza confino

clinamen a distanza: italiano senza confino

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articolo pubblicato in formare a distanza?, C.I.R.C.E., 2020 , pp. 88-98

originariamente composto come relazione di Clinamen per PLIDAM (INALCO, Paris), in occasione del seminario internazionale online Distances apprivoisées, 17 giugno 2020

Clinamen a distanza: italiano senza confino

Marta Milani Bertocchi

Insegnare Italiano L2 a ispanofoni adulti e anziani, in un contesto di
distanziamento spaziale, mediato da schermi digitali, può sembrare
un’impresa disperata. Clinamen è una scuola di italiano per adulti e
anziani ispanofoni, attualmente con sede fisica a Montevideo, Uruguay.
Preferiamo imparare/insegnare in gruppi poco numerosi (da tre a sei
persone). Siamo una piccolissima scuola e la co-presenza è sempre stata
cruciale.

Ho cercato di ricostruire l’esperienza dal vivo della scuola Clinamen
tenendo conto delle peculiarità degli spazi digitali e delle difficoltà
degli allievi. Ogni vulnerabilità può diventare un punto di forza,
selezionando e adattando alle proprie necessità delle tecnologie
appropriate. Due considerazioni preliminari:

  1. utenza speciale

    (a) Il 70% dei nostri studenti ha più di 65 anni, non è più attivo nel
    mondo del lavoro.

    (b) Tutti i nostri studenti si avvicinano alla lingua nel loro tempo
    libero, per il puro e semplice piacere di imparare.

  2. metodologia didattica volta a mettere al centro
    l’apprendente-acquisente
    , le sue aspettative, i suoi desideri e le
    sue possibilità. In breve: mettere al centro → concentrarsi su →
    farne un punto di forza

La somma dei due punti precedenti non può che portarmi a puntare TUTTO
sulla motivazione, sul piacere di imparare, sull’abbassamento del
filtro affettivo
, sulle dinamiche ludiche, sulla conversazione
distesa
. Più che essere docenti nel senso tradizionale del termine, la
nostra condizione «privilegiata» (al di fuori da un quadro
istituzionale) ci fa scegliere di essere, se seguiamo le riflessioni di
S. Krashen, suscitatori di interesse e raccontatori di belle storie. Una
maniera molto efficace per diventare veri facilitatori dei percorsi di
acquisizione linguistica dei nostri alunni.

Da molti anni cerchiamo di proporre in classe dinamiche di relazione
orizzontali, metodologie di apprendimento collaborativo/conviviale
(Illich, 1973) e comunicazione solidale e attenta all’altro; il primo
pericolo che vedevamo nella didattica a distanza mediata da strumenti
informatici era il brusco ritorno alla lezione frontale, alla classe
gerarchizzata e zittita. Abbiamo capito che oggi più che mai è
necessario ascoltare i nostri alunni, chiedere loro come si sentono,
come stanno, anche nel loro rapporto personale con il mezzo
alieno/informatico/sconosciuto. Uno sforzo di condivisione e di ascolto
reciproco che ci porta a raccogliere dei feedback costanti, in un stato
di continua trasformazione ed evoluzione.

Tre i punti chiave, ovvero le tecnologie appropriate individuate:

  1. Lo spazio condiviso + l’interazione + l’apprendimento collaborativo:

    l’aula, la classe dove si parla e discute insieme, è stata tradotta
    nella stanza jitsi. Dominante di apprendimento: audio + video
    (ascolto, conversazione, esposizione orale).
    Modalità di interazione: sincrono.

    • N.B.: Per molti è fondamentale anche l’interazione video, come
      fosse un placebo per non essere insieme.
  2. Gli strumenti: il libro, il tavolo, la lavagna:

    – molte classi hanno il loro materiale libro, da sempre.
    Fondamentale per organizzare la macrostruttura, è la nostra ancora
    nella tempesta. In asincrono è una fonte di esercizi e
    sistematizzazione che stiamo imparando a valorizzare sempre più.

    – il tavolo, che a scuola è uno spazio fondamentale di lavoro
    collettivo, dove si costruisce fisicamente la conversazione, si
    interagisce con il compagno, con i realia, è spazio di costruzione
    e gioco.

    – la lavagna, il luogo in cui si prendono appunti, si legge e
    scrive, è testo di supporto all’oralità e strumento di correzione
    dell’interazione orale.

    Tutti questi strumenti sono stati tradotti nella chat di jitsi e
    nel pad. Dominante di apprendimento: testo
    (scrittura/lettura). Modalità di interazione: sincrono

  3. I nuovi materiali: il nostro quaderno collettivo, il nostro
    diario di bordo (bitácora)
    :

    il quaderno personale, dove si va a studiare, dove si torna per
    ricordare e cercare, è diventato un quaderno condiviso dove ognuno
    contribuisce al percorso d’apprendimento del gruppo, offre e riceve
    stimoli, suggestioni e supporto. È stato tradotto nel cloud.
    Dominante di apprendimento: testo (lettura/scrittura),
    immagini (lettura/scrittura), audio
    (ascolto/verbalizzazione). Modalità di interazione: asincrono.

Ho voluto che i nostri fossero strumenti F/LOSS:
Free/Libre Open Source Software. Non voglio far acquistare dispositivi
appositi e/o licenze software ai miei allievi, e nemmeno voglio far
utilizzare strumenti «gratuiti» che si pagano con i dati personali:
l’ambiente di apprendimento modifica lo stile di apprendimento
(P. Balboni, M. Mezzadri).

A scuola ho scelto le sedie, la loro disposizione, la luce, la posizione
della lavagna, ogni classe ha scelto collettivamente i suoi rituali (tè,
cioccolatini, soprannomi e battute, nome della classe). Nel corso online
desidero mantenere un ambiente libero e accogliente, favorevole
all’abbassamento dello stress e a disattivare il filtro affettivo.

Tre scoperte fondamentali → rimodulazione continua e permanente:

  1. Lo strumento appropriato abbassa la soglia d’accesso e dunque lo
    stress che potrebbe essere legato all’uso della piattaforma digitale
    e alla tele-distanza mediata, liberando risorse per l’apprendimento
    e la fissazione delle tracce mnestiche a lungo termine (Krashen). Lo
    strumento e la distanza, da ostacolo potenziale, diventano quindi
    preziosi alleati per apprendere in maniera conviviale.

    È fondamentale prevedere diversi livelli d’interazione possibile
    (solo audio, audio-video, solo testo-chat, ecc.) per non livellare
    la classe e salvaguardare:

    (a) la ricchezza della diversità individuale (intelligenze multiple →
    competenze multiformi del singolo in gioco per il processo di
    apprendimento collettivo) (Gardner, in P. Balboni);

    (b) delle attitudini personali (timidezze, esuberanze, ecc.);

    (c) e del dispositivo d’accesso («io sono sul telefono e faccio fatica
    a leggere la chat, è scritta in piccolo»).

    Attenzione al ritmo delle attività: «la lezione on-line mi stanca
    molto, quando finiamo mi sento spossata»: Invece di ridurre la
    durata della lezione, ho sperimentato una successione di brevi
    attività diverse con un ritmo più serrato (cambio attività,
    modalità, competenze in gioco), ma poi le attività vanno riprese in
    seguito ed è necessario prevedere una ripresa in asincrono.

  2. La routine stabile e costante. Stabilire, in situazione di
    distanziamento spaziale, un ritmo e una cadenza regolare, con
    appuntamenti fissi, un programma chiaro, un impegno preciso, aiuta
    sia ad abbassare lo stress (vedi sopra), sia a orientare l’intero
    percorso di apprendimento linguistico nel senso della scoperta
    (anche procedurale) e della sperimentazione. Visto che gli
    alunni di Clinamen son quasi tutti inclusi nella popolazione ad
    altissimo rischio a cui si consiglia vivamente di non aver contatti
    con nessuno, sono fortemente isolati → paura, preoccupazione,
    solitudine, rabbia, fastidio, insonnia. La lezione di lingua diventa
    una routine immutata e la garanzia di una distrazione.

  3. Il nuovo ritmo, i nuovi strumenti, le nuove competenze:
    costanti ma rinnovati. Questo rinnovamento obbligato ha portato:

    (a) allo sviluppo di nuove competenze (anche procedurali), nuove
    soddisfazioni
    date dal superamento di nuove sfide → una botta di
    motivazione!
    (It’s a hard way to the top if you wanna rock’n’roll),
    ma anche

    N.B.: I dettagli dell’interfaccia possono diventare
    altrettanti focus di attenzione cognitiva e, quindi, occasione di
    approfondimento linguistico
    , attraverso un approccio
    esperienziale e ostensivo
    (vediamo insieme, commentiamo). Per
    esempio: molte parole del tecnoletto della tecnologia sono
    prestiti da altre lingue (specialmente dall’inglese), perché? E in
    L1? Come si comporta la L2 per l’incorporazione di prestiti e calchi
    lessicali? Abbiamo imparato nuovi percorsi/procedimenti per andare a
    lezione, nuove procedure, ci dirigiamo a un nuovo indirizzo, quindi
    dobbiamo sapere anche chiedere informazioni a chi ci può aiutare,
    come se fossimo in una città nuova, ecc.

    (b) a una nuova consapevolezza sui propri punti di forza e proprie
    criticità: cambiare il punto di vista della nostra autoanalisi ci fa
    vedere altri aspetti di noi e del nostro apprendere.
    Competenze da QCER (Quadro Comune Europeo di
    Riferimento per la conoscenza delle lingue - Apprendere,
    Insegnare, Valutare*): per svolgere i compiti e le attività richiesti
    nelle varie situazioni comunicative, chi usa e apprende una lingua si
    avvale di un insieme di competenze acquisite nel corso della propria
    esperienza – SAPERE – SAPER FARE – SAPER ESSERE – SAPER APPRENDERE –
    oltre alle competenze linguistico-comunicative.

    (c) Gli studenti hanno anche molto più tempo libero di prima, sono
    paradossalmente molto più dedicati.

    Prima: poco sfruttato il momento asincrono dell’apprendimento,
    mai dati compiti, l’insegnante controllava sommariamente i quaderni,
    principalmente per evitare che si riproducessero errori ortografici,
    consigliava di vedere/leggere/scrivere in italiano in solitudine e
    poi condividere l’esperienza con il gruppo, ma lo faceva solo
    qualcuno.

    Ora: fondamentale la fase asincrona. Se non lascio compiti, me
    li chiedono. Se non invio gli appunti della lezione, mi sollecitano
    (con gli appunti della lezione-la copia della chat/lavagna,
    correggono e sistemano i loro appunti). Scrivono e vogliono scrivere
    molto, vogliono condividere tutto (evidentemente la fase della
    scrittura è da sempre e spesso solitaria/asincrona, ma poi
    desiderano condividerla).

Ho anche scoperto che molti stampano TUTTE le mie mail «io imparo solo
sulla carta, quello che leggo a video se lo porta via il vento», con
tanti saluti ai nostri sforzi per sensibilizzare alla preservazione del
patrimonio forestale...

Ho scelto di individuare strumenti appropriati per approfittare delle
potenzialità della telepresenza. Il metodo è anche il contenuto, il
contenuto è determinato dal metodo e, quindi, dagli strumenti didattici
e dall’ambiente di apprendimento
. Rimane fondamentale, anzi lo è
ancora di più che in presenza, sollecitare continui feedback per poter
riadattare, riconsiderare e manipolare strumenti e modalità.

Le attività di Clinamen:https://clinamen.xyz

Bibliografia citata

Balboni, P. E., 2002, Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle
società complesse
, Torino: UTET

Begotti, P., 2007, L’insegnamento dell’italiano ad adulti stranieri.
Risorse per docenti di italiano come L2 e LS. Risorse per docenti di
italiano come L2 e LS
, Perugia: Guerra

Illich, I., 1973, La convivialità

L’opera intera di Stephen Krashen, soprattutto le recenti evoluzioni
http://sdkrashen.com/

Krashen, S. D.; Terrell, T. D., 1983. The natural
approach: Language acquisition in the classroom
. New York:
Prentice-Hall.

Mezzadri, M., 2015, I nuovi ferri del mestiere. Torino:
Loescher/Bonacci

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