è arrivato il secondo volume di "Lezioni di anarchia"
Curato da Antonio Brizioli. Illustrato da Beppe Giacobbe.
Con testi di Carlo Milani, Raymond Lorenzo, Stefano Boni, Piergiorgio Giacchè, Goffredo Fofi, Agnese Trocchi, C.I.R.C.E.
C.I.R.C.E. ha contribuito a due interventi raccolti in questa pubblicazione. Ne riportiamo di seguito le introduzioni
A cura di Carlo Milani - Un dialogo fra Carlo Milani e Raymond Lorenzo
MARTEDÌ 18 GIUGNO 2019, Edicola 518
Le Tecnologie del Dominio mirano a “liberarci dalla libertà” scegliendo al posto nostro. Youtube, Whatsapp,
FB, Amazon, AirBnB, Uber e via dicendo: partecipare ai mondi dei padroni digitali significa competizione permanente, ovunque.
Una volta riconosciute le forme di oppressione, voltiamo pagina e dalle distopie del controllo torniamo con
i piedi per terra. L’obiettivo è cambiare i nostri comportamenti di delega alla tecnocrazia, sperimentando
insieme in uno spirito di convivialità.
La curiosità dell’attitudine hacker ci può servire per aggiungere nuovi tasselli al mosaico delle pratiche libertarie: per tessere relazioni ecologiche anche con (alcune) macchine, per costruire nuovi spazi di possibile autogestione. Perché anche nel digitale, l’anarchia è facile a dirsi: a farsi, difficile è l’organizzazione.
A cura di C.I.R.C.E. - Con Carlo Milani e Agnese Trocchi
MERCOLEDÌ 07 OTTOBRE 2020
Negozio sfitto via Marconi 8-10 - Perugia, Italia
Giocare come i bambini, riprendersi degli spazi occupati dai tecnoburocrati, ci ha detto Raymond Lorenzo.
Lo sguardo dello Stato arriva a leggerci come mai prima d’ora, e siamo noi a farci profilare: abbiamo bisogno di un po’ d’opacità, ha aggiunto Stefano Boni.
Tutto comincia con la non-accettazione, il non accettare che il mondo è così com’è; e quindi da un pensiero che capace di farsi azione, hanno discusso Giacché e Fofi.
Come fare? La pedagogia hacker è una modesta proposta per mettere in opera tecnologie appropriate: inclusive, sostenibili, sobrie, conviviali... libere. Possiamo giocare anche negli spazi della tecnoburocrazia, è
possibile sottrarsi alla schedatura individuale e di massa, così come tradurre in pratiche concrete e condivise le nostre riflessioni. Ma dobbiamo smettere di accettare come inevitabile l’esistenza di macchine serve dei
nostri capricci; smettere di accettare la sorveglianza come necessario corollario della tecnologia. Per questo dobbiamo imparare a disobbedire in primo luogo alle sirene del conformismo e della comodità, degli automatismi comportamentali che sostituiscono la libertà di scelta. Nessuno ci obbliga a partecipare alle società della prestazione con una pistola puntata: ci piace contribuire perché è tanto più facile cliccare piuttosto
che organizzarsi in maniera autogestita. L’automazione non è scritta nel destino di questo pianeta, si realizza giorno per giorno anche grazie ai nostri piccoli gesti.
In un’epoca di progressivo restringimento delle libertà personali e sociali, in cui in nome dell’emergenza del giorno s’impongono il congelamento dell’attività politica e l’annichilimento di ogni convivialità, l’anarchia è l’unico strumento ancora in grado di progettare spazi di autonomia. Che siano mercati, piazze, movimenti, software o semplicemente librerie: gli unici luoghi che rompono il conformismo dei tempi sono quelli costruiti sulla regola del “né obbedire né comandare”.
Nel solito giardino di fronte a Edicola 518, davanti alla solita fontana, ne abbiamo parlato incrociando competenze diversificate e saperi multiformi. Carlo Milani (hacker) e Ray Lorenzo (architetto) hanno stretto un’impensa- bile alleanza chiamata “Città reali e città virtuali”. Stefano Boni ci ha illustrato la sua nozione di Stato a partire dai concetti spaziali di orizzontalità e verticalità. Piergiorgio Giacchè e Goffredo Fofi hanno dibattuto sul senso della “disobbedienza civile”, invitandoci a mettere in campo – oggi più che mai – pensieri critici che sviluppino azioni urgenti. Infine, con Carlo Milani (di nuovo) e Agnese Trocchi (per la prima volta), venuti in rappresentanza del gruppo hacker C.I.R.C.E., abbiamo giocato a progettare nuove tecnologie conviviali, schiudendo lo sguardo su utopie possibili e praticabili.
Il percorso di “Lezioni di Anarchia”, dopo decine di presentazioni, dibattiti e riflessioni, a Perugia e in giro per l’Italia, trova forma in un secondo volume dal titolo “Spazio e Anarchia”: richiamandoci all’urgenza di proteggere (dove esistono), creare (dove non esistono), moltiplicare (in ogni caso) gli spazi di azione autonoma dentro un mondo che anarchico non è. Rinunciando all’ingenuità ma anche alla speranza: perché la ribellione è un fatto istintivo, mentre l’anarchia è una mera questione progettuale.
Uscita prevista: 15 gennaio
Prezzo di copertina: 25€
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